A poco più di due mesi dalla piena operatività della plastic tax, prevista per il 1° gennaio 2022 salvo ulteriori proroghe, le imprese italiane devono cominciare ad organizzarsi per la gestione dei nuovi adempimenti, in un contesto normativo popolato ancora da incertezza a causa della mancata pubblicazione del provvedimento attuativo da parte dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Beni assoggettati alla plastic tax
L’imposta, introdotta originariamente con la Legge di Bilancio 2020, colpisce il consumo dei manufatti con singolo impiego (c.d. MACSI), realizzati usando, anche solo parzialmente, materie plastiche costituite da polimeri organici di origine sintetica, che sono destinati ad avere funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari (per esempio, i contenitori del latte in tetrapak, bottiglie, imballaggi in polistirolo a protezione di Tv e computer, le preforme).
Sono esclusi dall’applicazione dell’imposta i prodotti in materiale compostabile, i dispositivi medici e i manufatti adibiti a contenere e proteggere medicinali. La Legge di Bilancio 2021 ha escluso anche i MACSI provenienti da processi di riciclo.
Chi è assoggettato alla plastic tax?
Da un punto di vista soggettivo, sono obbligati al pagamento della plastic tax:
- per i MACSI realizzati nel territorio nazionale, il fabbricante;
- per i MACSI provenienti da altri Stati membri dell’UE, il soggetto che acquista i manufatti nell’esercizio dell’attività economica o il cedente se i MACSI sono acquistati da un consumatore privato;
- per i MACSI provenienti da Paesi extra-UE, l’importatore.
Come si calcola la plastic tax?
La plastic tax diventa esigibile all’atto dell’immissione in consumo nel territorio nazionale. Per i MACSI realizzati in Italia tale momento coincide con la cessione ad altri soggetti nazionali, mentre per quelli prodotti in altri paesi Ue il presupposto impositivo si identifica con l’acquisto nell’esercizio dell’attività economica d’impresa o la cessione al consumatore. Per quanto riguarda le plastiche monouso provenienti da paesi terzi, l’esigibilità coincide con l’importazione definitiva nel territorio nazionale.
L’imposta è fissata nella misura di 0,45/kg di materia plastica contenuta nei MACSI.
La liquidazione dell’imposta avviene sulla base di una dichiarazione, che dovrà essere presentata trimestralmente all’Agenzia delle Dogane. L’importo derivante è versato entro il primo mese successivo al trimestre solare di competenza, mediante modello F24.
Tutti gli aspetti operativi dovranno essere delineati dal provvedimento che dovrebbe essere adottato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli entro fine ottobre 2021, salvo la valutazione di una ulteriore proroga.
Aspetti documentali e contabili per l’applicazione della plastic tax
Tra le indicazioni più rilevanti che emergono dalla bozza del provvedimento attuativo, vi sono specifici obblighi contabili che graveranno sul fabbricante di MACSI sul territorio nazionale.
Oltre ad implementare una specifica contabilità giornaliera riferita ai MACSI prodotti, per ciascuna cessione di MACSI effettuata per la consegna sul territorio nazionale verso altri impianti di produzione o altri operatori economici viene inoltre richiesto di indicare nella fattura emessa per l’operazione i dati che permettono di calcolare l’imposta di consumo incorporata nell’ammontare del corrispettivo complessivo ed in particolare:
- la natura, qualità dei MACSI ceduti;
- la massa di plastica vergine in essa contenuti;
- l’ammontare dell’imposta liquidata ovvero l’indicazione se trattasi di MACSI escluso.
Con riferimento agli aspetti strettamente legati al commercio internazionale, gli importatori sono tenuti ad indicare nella casella 33 della dichiarazione doganale (DAU) lo specifico codice “Z050” che indica che la merce importata è soggetta a plastic tax e a procedere all’autoliquidazione dell’imposta.
Come prepararsi e quali sono gli impatti per le imprese
Nell’attesa del provvedimento attuativo definitivo, nonostante sia in fase di valutazione un possibile rinvio al 2023, per le imprese italiane è il momento di mappare, monitorare e quantificare l’impatto della plastic tax.
Il primo passo della road map è quello di identificare la posizione dell’impresa rispetto alle merci assoggettate al tributo, ossia capire se si può essere qualificati come produttori, importatori, rivenditori o committenti.
Un ulteriore passaggio obbligato è la revisione e l’eventuale aggiornamento dei sistemi informatici in dotazione, che devono monitorare i nuovi flussi di materie prime e ottimizzarne la gestione contabile con l’obiettivo di monitorare in maniera il più possibile precisa le quantità di merci, stimando le quantità che devono essere inserite in dichiarazione e sulle quali si deve versare la plastic tax.